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Previdenza complementare: le fonti di finanziamento dei fondi e altre specifiche

Previdenza complementare: le fonti di finanziamento dei fondi e altre specifiche

La previdenza complementare è un tasto senza dubbio importante da toccare oggi, in vista di un futuro che, molto probabilmente, non sarà caratterizzato dalla sostenibilità del sistema previdenziale pubblico già in difficoltà in Italia e in altri Paesi.

Fondi pensione: cosa sapere sulle fonti di finanziamento

La prima cosa da considerare quando si analizza lo scenario della previdenza complementare sono le fonti di finanziamento dei fondi pensione, il principale strumento per crearsi una rendita da associare a quella maturata con il versamento dei contributi obbligatori.

Per i lavoratori dipendenti è possibile prendere in considerazione tre strade. La prima è quella del contributo da parte del lavoratore, la seconda prevede che il versamento sia a carico del datore di lavoro e la terza si contraddistingue per l’accantonamento, anno dopo anno, del TFR.

Cosa sono i fondi pensione?

Avendo nominato i fondi pensione è bene entrare un attimo nello specifico, dato che si tratta di strumenti essenziali per muoversi nel mondo della previdenza complementare. Quando nominiamo i fondi pensione possiamo scegliere tra due alternative, ossia i fondi aperti e i fondi chiusi. Ai primi possono aderire tutti i lavoratori, a prescindere dal settore in cui operano e dalla loro posizione. Ai secondi, come dice la parola stessa, possono iscriversi solo alcune categorie di lavoratori che operano in un determinato settore o che sono legati a una specifica sigla sindacale.

Vantaggi delle pensioni complementari: ecco quali sono

Scegliere la previdenza complementare può essere un vantaggio prima di tutto perché si ha modo di creare una rendita integrativa a quanto accantonato grazie alla previdenza obbligatoria. Da ricordare quando si analizza la questione delle pensioni complementari sono le peculiarità del regime fiscale dei fondi pensione. In fase di versamento il contribuente ha la possibilità di dedurre dal reddito che percepisce i contributi non obbligatori. Deve ovviamente tenere conto di un limite fissato dalla legge.

Definire tale deduzione come un’esenzione totale dal versamento delle imposte è un errore. Per essere corretti bisognerebbe considerarla un rinvio al momento in cui verranno percepite le prestazioni.

Rendimenti pensioni complementari: il trattamento fiscale

Chi sta pensando di aderire alla previdenza complementare deve considerare anche il fatto che, i rendimenti maturati di anno in anno in seguito al versamento dei contributi non obbligatori, sono soggetti a un’imposta sostitutiva. L’aliquota in questione può essere considerata vantaggiosa in quanto più bassa rispetto a molte altre voci fiscali, come per esempio le tasse che gravano su strumenti di risparmio popolari come i conti deposito.

Cosa bisogna sapere sul trattamento fiscale delle prestazioni? Che le somme in questione, per la parte non toccata da tasse nel corso della fase di accantonamento della rendita, sono contraddistinte dall’applicazione di un’aliquota che si riduce progressivamente man mano che aumentano gli anni d’iscrizione al fondo pensione.