Il 2016 sembra essere l’anno preferito dai metalli preziosi, che in questo ultimo periodo vedono peraltro accrescere il proprio valore di mercato. Nonostante il leggero ribasso avvenuto nelle ultime sessioni, i dati ci dicono infatti che l’oro abbia ad esempio segnato una crescita del prezzo pari a un +21% da inizio 2016, e che l’argento sia riuscito a guadagnare il +25% rispetto alla quotazione di qualche tempo fa: questo trend sta facendo sì che se il primo metallo possa ora viaggiare sui 1.272$ circa, il secondo riesca invece a farlo intorno ai 17.32$.
Seguendo questa pagina con la quotazione in tempo reale riuscirai senz’altro a renderti conto di come questa tendenza si stia consolidando, ma al di là delle previsioni che parlano addirittura di un oro destinato a raggiungere i 2.000$ l’oncia, rimane sempre piuttosto diffusa la convinzione che il rialzo registrato finora sia solo ed esclusivamente l’inizio di una nuova era.
Sono diverse le motivazioni per cui vale la pena credere che il metallo prezioso in questione possa veder accrescere ulteriormente il proprio valore di mercato, e queste motivazioni non sono neanche necessariamente simili tra loro: ad influire v’è per esempio lo stato dell’economia, lo stato di salute delle valute e anche tutta una serie di variabili tecniche. Vediamo quindi quali sono le ragioni che spingono al rialzo il prezzo dell’oro.
La crescita dell’economia rimane ancora un po’ debole, tanto è vero che le previsioni sul PIL relativamente alle economie del G3 sono viste al ribasso. La Credit Suisse ha ridotto le stime sul PIL del Giappone per il 2016, passando dal precedente 0.9% all’attuale 0.4%. Ma anche Stati Uniti d’America ed Europa vedono ridurre le proprie stime di crescita: attualmente si parla di un +1.7% per quel che riguarda gli USA e di un +1.5% relativamente all’Eurozona. Crescite molto lente, dunque, che costringerebbero le banche centrali dei G3 a mantenere le loro politiche monetarie al di sotto di determinati standard: un fattore, questo, che da sempre favorisce l’apprezzamento dell’oro.
Gli investitori occidentali tornano a guardare con interesse all’oro, tant’è che per quanto la domanda di oro cinese sia diminuita nel primo trimestre dell’anno, anche a causa di una difficoltà che questa si ritrova a dover vivere, gli investitori occidentali tornano ad operare con convinzione in questo particolare segmento di mercato. A tal proposito, nel primo trimestre del 2016 i dati provano come gli investitori abbiano aggiunto 330 tonnellate di oro ai loro fondi di investimento, un fattore che infonde equilibrio alle uscite registrate nei precedenti tre trimestri. E poi ci sono gli acquisti, che anche nel mese di aprile hanno continuato a viaggiare su ottimi ritmi battendo la soglia delle 40 tonnellate.
I tassi di interesse statunitensi sembrano destinati a rimanere bassi. I dati di aprile che fotografano il mercato del lavoro USA hanno fatto fuori ogni speranza circa il fatto che i tassi di interesse potessero rialzarsi. I non farm payroll si sono stabilizzati su quota 200.000, con un’economia americana che ha tuttavia prodotto solo 160.000 posti di lavoro in più. In questo senso BNP Paribas prevede che non ci saranno aumenti di tassi USA per tutto l’arco del 2016, dando all’oro un ulteriore motivo per cui guardare al rialzo della propria quotazione.
Il mercato azionario USA, così come quello dei tassi di interesse, sta imboccando una strada alquanto debole. Non si tratta certo di una condizione inattesa, perchè è risaputo che in un dato periodo dell’anno il comparto azionario statunitense sia destinato a viaggiare su ritmi tradizionalmente deboli. Da novembre ad aprile l’indice Dow Jones ha guadagnato intorno al 7.5% contro lo 0.4% portato a casa a cavallo tra maggio e ottobre, e a dirlo è nientemeno che lo Stock Trader’s Almanac che fotografa il mercato azionario dal lontano 1950: è perciò evidente che con l’avvio di maggio si stia imboccando un periodo non proprio grandioso sotto questo punto di vista. Questa situazione spinge gli investitori a lasciar perdere le azioni prediligendo i beni rifugio tra i quali, appunto, l’oro.
Il dollaro USA ha ripreso la strada del rialzo, dopo che l’indice spot di riferimento aveva toccato un punto di minimo per quel che riguarda gli ultimi due anni. Nonostante il recupero, l’abbandono della Fed americana circa l’ipotesi di un rialzo dei tassi di interesse potrebbe finire col pesare sulla quotazione della valuta (che come sappiamo è inversamente correlata all’andamento dell’oro). Per cui con un dollaro che si abbassa, l’oro si rialzerà per forza di cose.
L’andamento rialzista dell’oro, d’altra parte, la si può vedere anche sfogliando il grafico sull’andamento del prezzo dell’oro: l’analisi tecnica fotografa una rottura con un segnale rialzista. E il prezzo di 1.223$, in questo scenario, è altamente probabile che farà da supporto per il futuro.
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